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Marlies Schäfer

Studentessa francese all'ultimo anno di Laurea Magistrale in Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione internazionale all'Università degli Studi di Padova

Qual è stato il percorso che ti ha portata fin qui e cosa stai studiando ora?

Ho 22 anni, sono originaria della regione francese del Grand Est e ora studio all'Università di Padova. 

Il mio percorso internazionale comincia al liceo con un indirizzo europeo dove si studiava in modo intensivo il tedesco. In questi anni mi sono avvicinata all'italiano, che studiato come terza lingua però non mi permetteva di poterlo padroneggiare quanto l'inglese o il tedesco. Avevo il profondo desiderio di avere un livello approfondito di queste tre lingue, ragione per cui mi sono iscritta in una triennale di Lingue e Letterature percorso Bilingue (inglese-italiano) all'Université de Lorraine a Nancy. Questo mi ha permesso di studiare due lingue allo stesso livello, in un unico corso di studi, evitando dunque le problematiche che sarebbero potute scaturire iscrivendomi in una doppia triennale (la double licence), e permettendomi di raggiungere lo stesso scopo. 

Durante la triennale ho sviluppato un grande interesse per l'italiano ma sentivo di non avere ancora la stessa fluidità come per l'inglese.

 

Come mai dopo un percorso triennale in Francia, ti sei stabilita in Italia per studiare?

In seguito alla triennale, ho avuto la possibilità di partire in Erasmus in Italia, a Trieste. Avevo un'idea molto chiara del mio futuro, volevo integrare l'ISIT a Parigi, e per poterlo fare avevo bisogno di trascorrere 6 mesi in Italia e 1 anno in un paese anglofono. Purtroppo il mio Erasmus è stato stroncato sul nascere dallo scoppio della pandemia e i miei piani sono cambiati. L'esperienza Erasmus a distanza mi ha permesso di avere un primo assaggio delle università italiane ma non è stato sufficiente per me, ecco perché ho voluto continuare l'università in Italia.

Quali sono le differenze principali tra i due sistemi? 

Già con l'Erasmus avevo potuto intuire alcune differenze: in Italia si lascia molta più autonomia agli studenti. Lo si vede nella composizione del piano studi, che presenta una scelta vasta, a volte troppo, di corsi con i quali completare i crediti richiesti; gli esami vanno prenotati, e nessuno avvisa se non ci si è iscritti per tempo; c'è una grande libertà e flessibilità di organizzazione: si può decidere a quale sessione di esame iscriversi, accettare o decidere di rifare l'esame. In Francia invece si è molto più inquadrati, le materie non si possono davvero scegliere e le date degli esami sono fissate dall'università, non si possono rifiutare i voti ma entra in gioco la compensation o le séances di rattrapages. Arrivando da un sistema francese ho fatto molta difficoltà ad adattarmi al sistema italiano dell'autonomia, ho avuto tendenza a procrastinare o a rimandare esami e spesso si termina più tardi del previsto; questo in Francia non accade.

In Italia inoltre ho notato che le lezioni sono spesso svolte con gruppi numerosi, mentre in Francia è solito avere dei CM e poi dei TD con classi meno numerose, il che aiuta nello scambio di idee e nelle esercitazioni.

Altre differenze risiedono nell'uso dei libri. In Italia per ogni materia ci sarà sempre un libro che accompagna il corso, anche da frequentanti. Mentre in Francia la realtà è molto più pratica. 

Per concludere non posso non parlare della grande differenza tra le università italiane e francesi, il costo della retta annuale e l'incidenza della spesa libri che va ad aggravare il peso della bilancia per l'Italia. Con mia grande sorpresa ho notato che c'è moltissima cooperazione tra gli studenti per minimizzare le spese, ed è sicuramente dovuto al costo molto alto di un'università statale italiana.

Vita in Italia : raccontaci la tua esperienza. Un servizio come Futurum può essere utile?

Non ho subito uno choc culturale tra Francia ed Italia, le modalità di vita tra il nord della Francia ed il nord dell'Italia mi sembrano piuttosto simili. All'inizio ero un po' arrugginita sul piano linguistico ma non c'è nulla di meglio che praticare la lingua sul posto ed in poco tempo ho trovato la fluidità di cui necessitavo. Ho capito l'importanza di lanciarsi e di conoscere persone nuove, soprattutto linguisti come me. 

Le difficoltà sono state più accentuate sul fronte immatricolazioni, traduzioni asseverate, richiesta di tessera sanitaria europea per noi cittadini francesi... tante procedure che per me rimangono ancora oggi poco chiare, ecco perché un sito come Futurum può aiutare ad avere una visione d'insieme per chi arriva da un paese estero.

Che messaggio lasci ai ragazzi che ora stanno navigando sul sito e hanno in mente di partire, ma sono frenati dalla paura?

Partire all'estero significa vivere un'esperienza bella e forte, già con un Erasmus si imparano tante cose, ma ora posso affermare che fuori Erasmus ci si responsabilizza ancor di più. Bisogna imparare a cavarsela, sapendo comunque di avere un punto fermo nel paese d'accoglienza : l'università. Certo, i costi sono alti, ma non reputo che il mio percorso sia azzardato, la mia voglia di mettermi in gioco e di essere circondata di persone che hanno realmente voglia di continuare gli studi mi confermano ogni giorno che questa è stata una scelta corretta.

Un'esperienza all'estero secondo me è necessaria, soprattutto per chi studia lingue, è importante conoscere la cultura della lingua che si studia per poterla esercitare poi professionalmente. Una volta che ci si integra nel paese poi si impara tantissimo ogni giorno. È un'esperienza valorizzante, in particolare poter ottenere una laurea di secondo ciclo italiana, dopo un primo percorso francese.

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