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Lia Perrone

Lia Perrone è dottoressa in Lingue e Letterature e Civilizzazioni italiane (cotutela Università Cattolica del Sacro cuore di Milano - Université Côte d'Azur) e dal 2013 è insegnante e responsabile del progetto PLIDA alla Società Dante Alighieri di Nizza e Montecarlo.

La prima domanda mi sorge spontanea, considerando il suo percorso formativo, dopo una solida formazione in Italia, perché la Francia è ora diventata il suo quotidiano?

In Italia non riuscivo a trovare la mia strada, ho scelto Scienze della Comunicazione ma non corrispondeva esattamente a ciò che avevo in mente di fare. Ho scelto poi di studiare Filologia Moderna in magistrale e all'ultimo anno ho potuto fare un'esperienza Erasmus in Francia. 

Il mio amore per il francese è sempre esistito, dalle scuole elementari fino alla tesi di laurea in letterature comparate su Proust. L'occasione di fare un dottorato proprio in Francia in cotutela è stata fondamentale per la mia carriera, in quanto mi ha aperto posti di insegnante all'università ed un inserimento alla Società Dante Alighieri per la quale lavoro ancora oggi. Ho trovato in Francia un ambiente più dinamico; per scelte professionali e personali sono approdata qui, e qui ho deciso di mettere le mie radici. 

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Quanto sono fondamentali secondo lei i vari programmi di scambio (Erasmus, bandi europei, dottorati...) che permettono ai giovani di spostarsi e scoprire nuove realtà?

Non posso che promuovere questi programmi. Per me è stato piuttosto naturale farne parte, nonostante non avessi bisogno di partire per convalidare la mia laurea. Sono partita perché avevo voglia di scoprire cose nuove e ne sono molto felice. Partire non dev'essere visto come perdita di tempo, soprattutto ora che siamo in Europa, mi sento di dire : sfruttiamola, conosciamola! Fare un'esperienza Erasmus ad esempio non significa solamente conoscere la cultura del paese dove si va a studiare, ma significa anche conoscere altri compagni d'avventura ed aprirsi a prospettive di altro tipo, come è stato per me con la Francia. Vale sempre la pena partire, non abbiate fretta di inserirvi nel mondo lavorativo, sono esperienze che possono solamente arricchire. Chi può, lo faccia con grande spirito d'iniziativa e di adattamento. 

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Quale posto occupa l'italiano in Francia secondo lei? Si deve e si può fare di più?

In un ambiente come la Dante Alighieri, l'interesse degli adulti regge perché non vi è posta in gioco e vengono per piacere personale al 70% direi. Il restante 30 è costituito da lavoratori che necessitano di imparare la lingua o ottenere certificazioni come il PLIDA. Ma in ambiente scolastico ed universitario ho visto il declino che c'è stato negli ultimi dieci anni : come in un circolo vizioso, meno iscritti, portavano chiusure delle cattedre e dunque meno posti a disposizione per gli insegnanti. Spero che il Trattato del Quirinale da poco firmato sia una sorta di mantra che permetta di risollevare il destino della lingua italiana in Francia, su modello dell'accordo franco-tedesco del 1963.

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Che messaggio può lasciare a chi magari in questo momento sta visitando questo sito ed è trattenuto/a dall'incertezza di essere "lontano da casa?" 

Non posso che incitare ancora una volta i giovani a partire. Le difficoltà esistono, ma bisogna essere in grado di superarle con volontà di adattamento e grande spirito di iniziativa. Ne varrà la pena. 

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